Senza titolo-1Noi ragazzi della classe 2^D quest’anno abbiamo affrontato il tema dell’emigrazione in un percorso di cittadinanza, che ci ha portato a realizzare dei lavori di gruppo, dei cartelloni, per raccontare storie di migranti italiani, che ai primi del ‘900 o anche prima, attraversavano l’Oceano in cerca di fortuna,  tramite immagini, vignette, grafici, testi di canzoni tipiche dell’Italia di allora; essi erano spesso vittime di xenofobia e pregiudizi.

Alcuni di noi, di origine extraeuropea, hanno raccontato la storia della loro famiglia, proveniente da altri Paesi o, al contrario, altri hanno narrato le vicende di alcuni loro parenti e antenati italiani emigrati in America tra mille difficoltà.

Il percorso didattico si è concluso con la visione,  al teatro S.Giorgio, dello spettacolo “BuonViaggio”, che narra la vicenda di un ragazzo africano di nome Tarek, il quale sogna di diventare un calciatore nella sua squadra del cuore in Italia. Tarek viaggia a lungo, attraverso deserto e mare, in un’ avventura pericolosa e triste. Deve percorrere un lungo tratto del deserto a piedi, per raggiungere una piccola cittadina, quindi salire su un vecchio camion assieme a tantissime altre persone. Dopo qualche giorno raggiunge un posto di blocco della polizia che costringe lui e i compagni di viaggio a pagare una quota molto alta; se non l’avessero fatto ci sarebbero state brutte conseguenze per loro. Qualche giorno dopo raggiungono il mare e lì aspettano la barca su cui si sarebbero imbarcati tempo dopo. L’imbarcazione, un piccolo e malconcio peschereccio, sulla quale vengono ammassate fino a 400 persone,  alla fine affonda.  In affanno, Tarek  rimane a galla fra un onda e l’altra e, dopo un tempo indefinito, arrivano i soccorsi e, per fortuna, con una corda viene messo al sicuro. Continua così il suo avventuroso viaggio, fino a sbarcare in Italia, dove realizza il suo sogno: diventare un calciatore nella sua squadra preferita, indossando la maglietta numero 9.

Questo spettacolo è stato molto emozionante, soprattutto quando, con l’aiuto dell’autore del testo, abbiamo analizzato e commentato le immagini delle tragedie che succedono al giorno d’oggi sul Mediterraneo.

Un’altra cosa che ci è piaciuta molto è stato vedere gli oggetti rappresentativi dell’Africa sul palco.

Riflettendo sui temi proposti da questa bella esperienza didattica, abbiamo capito che anche noi, come gli africani oggi, siamo stati un secolo fa emigranti. Una volta gli italiani all’estero venivano derisi, emarginati e  spesso addirittura uccisi ingiustamente. Dobbiamo quindi riflettere e pensare che, se noi fossimo al posto loro, non ci piacerebbe essere considerati come i “neri” o i “musulmani emigrati”, giunti in Italia e nel resto del mondo come ospiti indesiderati, ma essere accolti come esseri umani ed avere la possibilità di essere felici.

A cura di:  De Vit Lorenzo, Fattori Giacomo, Giorgianni Federico e Zavattin Kevin, classe 2^D